Eretico è chi sceglie. I corpi eretici, quelli delle streghe che tra il XVI e il XVII secolo venivano torturate e bruciate al rogo, esistevano oltre i limiti della legittimità imposta. Corpi ribelli, sconfinanti, strabordanti. Corpi devianti. Corpi che sceglievano di vivere a modo proprio. La caccia alle streghe il più delle volte si risolve in un trafiletto nei manuali scolastici che racconta di donne perseguitate e uccise a causa del fanatismo religioso. È un fenomeno circondato da un’aura di mistero. Ma il mistero, in questo caso, rappresenta l’alibi perfetto per rendere incomprensibile un’attitudine ben precisa, non ancora superata.
La caccia alle streghe ha assunto, oggi, le sembianze di una lotta al capro espiatorio. Non si assiste più ai roghi e alle persecuzioni, all’eliminazione fisica – almeno non sempre, non ovunque – di chi intende scegliere in autonomia come vivere. Una qualche forma di controllo, però, sembra essere irrinunciabile. Inventiamo corpi eretici, attribuendo un valore morale negativo alle scelte di chiunque si discosti da ciò che viene assunto come verità incontrovertibile. Una sottile Inquisizione che, condita di pregiudizi, coltiva il seme dell’inimicizia.
Fotografia di Martina Lambazzi
Corpi eretici: se dici strega, dici donna
«Oltre alla resistenza, alla pauperizzazione e alla marginalizzazione sociale, quali altre minacce rappresentavano le “streghe” agli occhi di coloro che ne pianificarono lo sterminio?». È questa la domanda che guida la riflessione di Silvia Federici nel saggio Caccia alle Streghe, guerra alle donne.
Il fenomeno della caccia alle streghe, questione prettamente femminile, secondo la filosofa affonda le proprie radici nella nascita dell’economia capitalista. L’epoca moderna necessitava di corpi addomesticati per prosperare, ma le donne erano veicolo di un potere che appariva difficile da controllare: la capacità riproduttiva, la dimestichezza con ciò che veniva definito magia, la forza seduttiva della sessualità si ponevano in contrasto con l’idea di disciplina che il nuovo ordine sociale tentava di imporre.
Sebbene la Chiesa abbia avuto un ruolo centrale nell’Inquisizione, le condanne al rogo in molti casi venivano inflitte dai «magistrati laici» e la contrapposizione in atto si giocava tra due dimensioni esistenziali che vedevano imporsi una visione trascendente dell’esistenza, da un lato, e una secolare, dall’altro. Se il mondo medievale volgeva lo sguardo verso il cielo contemplando l’indicibile, l’età moderna traeva linfa vitale dalla possibilità di ammansire ciò che appariva ingovernabile: l’accumulazione delle ricchezze non necessita di corpi desideranti e spiriti impetuosi, al contrario forgia individui obbedienti. I corpi eretici, accompagnati dalla loro capacità di generare la vita e decretare la morte, vengono eliminati affinché prevalga una precisa Weltanschauung. E le donne, detentrici di un potere che spaventa la società patriarcale, vengono messe a tacere. Eresia non significa errore ma scelta.
Fotografia di Martina Lambazzi
Eretiche sono state le guaritrici, le levatrici, le donne che praticavano aborti o si dedicavano al piacere sessuale non finalizzato alla procreazione; quelle con i capelli rossi e i nei, considerati segni del Demonio; le donne anziane e indigenti, soprattutto se vedove e senza figli. La crociata contro le streghe – le donne – non è altro che una dichiarazione di guerra a chi tenta di mettere in discussione lo status quo, giustificando la propria smania di potere con la lotta all’incomprensibile.
Il controllo silente sui corpi
Se c’è qualcosa che stenta a cambiare è l’esigenza da parte dell’essere umano di trovare un capro espiatorio, un nemico al quale addossare colpe indefinite. Sono i mezzi utilizzati per individuarlo ed escluderlo ad essere cambiati radicalmente. Se fino a un certo punto la pubblica piazza era il teatro nel quale chi veniva considerato un pericolo doveva essere letteralmente eliminato sotto gli occhi della folla inferocita, oggi la sofferenza altrui – pur essendo il balsamo illusorio sulle ferite di chi lo provoca – è opportunamente mascherata all’interno di una società che nel tempo ha tentato di disinnescare la violenza. Quella ai corpi eretici, nel XXI secolo, è una sfida meno manifesta che, tuttavia, non ha cambiato obiettivo: l’autodeterminazione delle donne è ancora il peccato originale.
Sono tanti gli accadimenti nei quali questa sottile forma di addomesticamento dei corpi risale in superficie: basti pensare al recente discorso di Beppe Grillo che, in difesa del figlio accusato di stupro, seminava il dubbio sulla buona fede della presunta vittima sottolineando il fatto che il giorno dopo la donna fosse andata a fare Kitesurf e che avesse sporto denuncia soltanto otto giorni dopo, oppure i numerosi episodi di catcalling – esplicitati in larga parte sui social – attraverso cui risulta evidente quel sottotesto ormai sedimentato in base al quale le donne sono espropriate del loro corpo, che tuttavia continua ad esaurirle.
Fotografia di Martina Lambazzi
Secondo le statistiche relative al 2018 riportate dall’associazione Laiga 194, poi, l’Italia ha una percentuale di medici obiettori che supera il 70% oltre al fatto che, stando a quanto riportato da Il Post, il ricorso al metodo non chirurgico per abortire si attesta al 24,4%. Controllo sulla capacità riproduttiva, sulla sessualità, sui corpi: sono lontani i tempi in cui si osservava la legna ardere sotto un palo consolando il proprio animo per aver sconfitto il male interno, ma non abbiamo ancora smesso – accadrà mai? – di plasmare corpi eretici. Corpi che, al di là delle nostre etichette, semplicemente sono.