Inesistenti si diventa, non si nasce.
O forse no, venire al mondo non è già esistere.

Siamo partiti da qui: dal ritratto della più comune indecenza, dall’inadeguatezza a vivere una vita che ci è donata senza mai averne fatto richiesta. Dalla caduca esperienza delle aspettative, dalla lieve e spietata amarezza della terra che mentre raccoglie tutti, li abbandona. Dal fallimento del lungo termine. L’inesistente non esiste finché qualcuno non si accorge del contrario. L’esistenza si è scoperta robusta fuori dalla sua assolutezza, ha formato le sue ossa nel relativismo, nella misura d’uomo. L’in-esistente è un contenitore di vite brulicanti, cellule in movimento. Esistere in qualcosa, dentro una qualche cosa, è sempre esistere.

L’In-esistente è una rivista pensata per realizzare focus mensili intorno a tematiche sociali narrate attraverso la scrittura e la fotografia. Ogni tema è declinato in vesti molteplici capaci di restituire non la totalità dell’argomento ma il tutto di quel particolare esistente che viene raccontato: storie, interviste, approfondimenti e reportage. Racconteremo fenomeni sociali, non necessariamente fatti di attualità e non racconteremo le persone, lasceremo che siano le persone a raccontare se stesse, spingendo sul segno della loro libertà a manifestarsi ed essere.

Ma cos’è il sociale? Di cosa lo componiamo? È dalla risposta a queste domande che emerge la ragion d’essere del magazine e la sua intenzione. Nel sociale si riflette l’atto politico tramite il quale affermiamo la nostra esistenza. È qui che infinite marginalità si affiancano e si mescolano promiscuamente, facendosi ogni volta ciascuna centrante nel proprio spazio di appartenenza.

L’inesistente affonda le sue radici nelle persone che vivono in questo vuoto sgualcito dell’esistenza che è contemporaneamente margine e centro. Ogni uomo porta con sé una traccia di inesistenza, che si oppone alla manifestazione e all’accettazione sociale. Le persone inesistenti che vogliamo raccontare sono riconducibili a categorie socialmente costruite, crediamo che raccontando le vite che popolano una categoria questa potrà smettere di essere pensata come a se stante ed essere inclusa nell’attitudine più ampia della contaminazione tra agenti sociali.

Comprendere così che le persone sono oltre le etichette, oltre le definizioni a meno che non siano espressione dell’autodeterminazione e della volontà di nominarsi in qualche modo. Il nostro lavoro è orientato alla decostruzione o almeno alla caduta parziale del pregiudizio, si rivolge a mostrare la complessità delle persone che sono chiamate ogni giorno a vivere dentro uno spazio sociale che, il più delle volte, non è scelto ma capitato per caso.

Le persone nella loro crudezza sono le persone de l’in-esistente, fuori dal moralismo e il più possibile lontano dal fazioso retaggio culturale che ci ha educati a far cadere la nostra essenza nel dimenticatoio di ciò che non ha il permesso ad esistere.