Prima di ogni altra cosa, Clitoridea è un corpo che esiste. È l’atto politico che mentre dice “esisto” permette alla narrazione personale e alla divulgazione femminista di incontrarsi proprio su di sé.
Assume, poi, i tratti di un progetto nel 2016 con l’apertura di un blog dedicato alla pubblicazione di racconti erotici personali e di altre persone, diventando dunque anche la voce narrante attraverso la quale Ketty Rotundo (alias Clitoridea) racconta la sessualità e l’erotismo femminile.
L’incontro con il femminismo e l’attivismo tramite il collettivo di Cosenza FEM.IN. (Cosentine in Lotta) sono stati momenti di svolta nella scoperta e nella conoscenza di sé, con la presa di confidenza rispetto al corpo, che le hanno permesso di accedere ad una modalità comunicativa più consapevole anche riguardo l’utilizzo del suo corpo sui canali social.
«Non è possibile, almeno per quanto mi riguarda, parlare di sessualità e cercare di abbattere i tabù se non si parla anche di femminismo»
L’attivismo di Clitoridea può tradursi in una divulgazione sessuale femminista che nasce a partire dalla passione per la letteratura erotica, a sua volta diventata strumento di apprendimento e conquista di autoconsapevolezza. «Ho conosciuto anche l’altro lato, quello del femminismo, che ti dice “puoi essere quella che sei”, anche se so che poi non è semplice da gestire», spiega.
È anche grazie al femminismo che ha imparato ad accettare «alcune particolarità, che noi chiamiamo difetti ma che in realtà sono cose naturali, come la cellulite o le smagliature della pelle» e a parlare di una delle questioni su cui maggiormente si espone, quella dei peli e della depilazione.
Che non sarebbe stata una strada semplice da percorrere lo sapeva fin dall’inizio perché la sessualità femminile è ancora un grande tabù all’interno di una società maschiocentrica e patriarcale come la nostra. A dimostrarlo sono da un lato le polemiche – che lasciano trasparire una notevole confusione – all’interno delle quali si trova di tanto in tanto coinvolta: «sì ma… se mostri il culo come fai a definirti femminista», come se una cosa escludesse l’altra.
Dall’altro lato anche la censura al suo account Instagram – due anni fa è stato bloccato per un breve periodo – restituisce l’immagine di una società che fa ancora molta fatica a concepire la donna come un soggetto libero di esprimere la propria sessualità e di mostrare con naturalezza e disinvoltura il proprio corpo. Stando alle ultime linee guida di Instagram, ad esempio, si può dedurre che «viene accettata una donna in quanto essere procreatrice e non in quanto essere umano», perché è concesso pubblicare il seno di una donna che allatta, ma non un seno scoperto.
Ciononostante, sta riscontrando un’apertura maggiore rispetto alla sessualità femminile e ora più che mai necessita di un linguaggio che sappia raccontarla e “normalizzarla” al pari di qualsiasi altra espressione umana. «La narrazione corale e più collettiva ha portato le persone a comprendere e forse ad accettare, per quanto ci sia ancora tantissimo lavoro da fare». Rispetto ad un paio di anni fa, precisa che stanno diminuendo anche i messaggi molesti, perché «molto spesso solo perché ti mostri, molti uomini si sentono in diritto di mandarti le foto dei loro peni».
«mostrare il mio corpo è un atto politico»
La narrazione di Clitoridea utilizza il linguaggio stesso del corpo, al quale è lasciata la libertà di dirsi mostrandosi: la pubblicazione di foto del suo corpo inizia in concomitanza all’apertura dei suoi account social. «Quello delle donne è sicuramente il corpo più screditato, messo in discussione e giudicato», va da sé che pubblicare una foto di un corpo nudo di una donna diventi un atto politico, perché esprime la volontà di mostrare ciò che è.
Clitoridea. Fotografia di Raffaella Arena
«Mostrarsi senza vergogna è di per sé un atto politico», così come lo fa un uomo, può farlo anche una donna. La condivisione pubblica delle sue foto l’ha aiutata a comprendersi, ad accettare – non soltanto a vedere – i cosiddetti difetti, a realizzare che esporsi e mostrarsi non è sbagliato, fino a ridimensionare l’influenza del giudizio altrui, liberandosi della matrice culturale di sottofondo – nella quale tutti noi siamo assimilati – secondo cui sei sbagliata e giudicabile se ti mostri seminuda o nuda, che la faceva sentire in colpa.
Alla luce dei commenti negativi, anche da parte di amici, «ho evitato di farlo a volte, proprio per il giudizio degli altri. Dopodiché ho capito che alla base c’era l’insicurezza. In questo momento pubblico più raramente foto mie, più che altro perché sui social c’è una censura allucinante».
E la censura non è ovviamente soltanto quella esercitata sui social, non esiste ancora una vera cultura dell’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole, dove, oltre alla questione della contraccezione, si dovrebbe poter parlare anche del piacere, del consenso; insegnare ai bambini ad avere rispetto per il corpo degli altri. Ad oggi, l’unico strumento di apprendimento per gli adolescenti è il porno mainstream, in cui il sesso viene concepito come un’attività performante, dove la rappresentazione dei corpi di uomini e donne non è realistica. Il porno etico, che tenta effettivamente di spiegare cos’è il sesso e cos’è il consenso senza ricalcare l’approccio violento nei confronti della donna presente nel mainstream, da solo non è sufficiente.
«Scegliere di non depilarsi non significa non curarsi. Il problema è che gli altri ti indicano sempre»
Per quanto riguarda la divulgazione relativa ai peli, attraverso l’esposizione del suo stesso corpo, Clitoridea non ha mai assunto posizioni contrarie alla depilazione. Non sostiene che sia sbagliata di per sé, quanto piuttosto che lo sia il sentirsi costrette a farlo per non essere derise da partner sessuali o dalle amiche, per non essere viste come persone sporche o non curate. Depilarsi per volontà personale e depilarsi come automatismo derivante dall’idea della donna curata e bella che ci restituisce la società sono due cose ben diverse.
Racconta di aver smesso di farlo e «soprattutto di fregarmene degli sguardi delle persone. Quando, ad esempio, alzo le braccia per legarmi i capelli vedo gli sguardi anche delle mie amiche, che non dicono nulla a parole, ma il loro sguardo dice tanto».
Clitoridea su Instagram
«Il problema è che gli altri ti indicano sempre e non tutte le persone riescono a non preoccuparsene, soprattutto le adolescenti che non hanno ancora piena consapevolezza di loro stesse ma al tempo stesso sono estremamente sensibili. Sentirsi continuamente osservate e giudicate potrebbe portarle a odiare il loro corpo, fino ad arrivare a viverlo in maniera totalmente distorta e in alcuni casi estremi portarle al suicidio».
«Il modo principale per conoscere il proprio corpo e capire cosa ci piace e cosa non ci piace è masturbarsi»
Non avrebbe senso parlare di erotismo e sessualità senza soffermarsi su quello che forse è il più grande tabù riguardo alla sessualità femminile, ossia la masturbazione, sulla quale c’è ancora molta confusione e ignoranza. Molte donne e ancora più uomini la considerano una pratica sbagliata, più in generale qualcosa che riguarda soltanto la sfera sessuale maschile.
A dimostrazione di ciò, sono moltissime le ragazze che la contattano per ringraziarla, perché sentirne parlare attraverso racconti personali rassicura, conforta accogliendo. «Il confronto è necessario, soprattutto attraverso la narrazione personale».
«Mi capita che mi scrivano anche donne di 40 anni e che mi dicano di non essersi mai masturbate perché la intendono come una cosa sporca e sappiamo quanto spesso possa influire anche la questione della religione. Non è obbligatorio farlo, alcune ragazze mi hanno fatto notare che c’è quasi una pressione da parte di educatrici e sessuologhe, ma bisogna dire che va bene anche non farlo. L’importante è avere la consapevolezza che chi lo fa non sta facendo una cosa sbagliata».
Clitoridea spesso ne ha parlato anche e soprattutto calandola nella coppia, perché vive ancora il preconcetto che la masturbazione avvenga soltanto in assenza di un/a partner. «Si può fare anche in coppia. Fare sesso con una persona e masturbarsi sono due cose diverse, questa seconda dà anche molto modo di conoscere il proprio corpo».
L’espressione del piacere è una pennellata fresca nel ritratto della sessualità femminile, che ha assunto colori vivaci per contrastare le tinte scure e coprenti del maschilismo tossico e del patriarcato. Si è iniziato a parlare di sessualità femminile molto tardi, all’incirca intorno agli anni ’70, quando si formarono i primi gruppi di femministe per parlare di sesso nella chiave del piacere, non come atto procreativo e nient’altro. «Il modo principale per conoscere il proprio corpo e capire cosa ci piace e cosa non ci piace è masturbarsi, che non consiste soltanto nell’atto penetrativo, ma nel toccarsi per cercare di capire cosa provoca piacere e cosa invece non ci provoca proprio eccitazione».
Eppure, «esistono ancora uomini che non accettano che la propria compagna si masturbi e reagiscono dicendo “devo essere io a farti godere perché io sono l’uomo” e questo avviene soprattutto nelle coppie etero cisgender».