corpi trattenuti

1 maggio. Non parlerò dei soldi che non ci sono, ma delle parole che non trovo più.

"Quindi il mio elogio del riposo, mi vien da pensare, forse non è una cosa tanto sovversiva, tanto bastiancontraria, come mi piacerebbe, corrisponde, in sostanza, al compito precipuo della mia generazione, e forse, adesso io di preciso non lo so, io di preciso non so niente, o pochissimo, ma forse è per quello che ho scelto un mestiere, di scrivere dei libri, che è un mestiere che i momenti più belli della mia giornata sono quando lavoro, sono quando metto le mani sulla tastiera di un computer e le faccio andare, sono quando ho un romanzo che mi cambia sotto gli occhi e che diventa una cosa inaudita, e, alla fine, nonostante tutta la mia bastiancontrite, la mia giornata, tutte le mie giornate mi dicono che è una cosa evidente, che il lavoro è l’unica salvezza, che l’unica salute è diventare matti."

La forma delle mie giornate vorrei che avesse ancora quella delle parole, invece mi trovo spesso a nebulizzare i pensieri, le riflessioni, i piani segreti e a perdere la sostanza del significante.
Le parole per me sono importanti; sono il mio vestito interiore più bello. La mia strada l’ho scelta per la bellezza delle fottute parole. Per quella forma che l’essere umano sa dare a dei flussi metafisici. Un’ immagine, un segno, un “lessico Famigliare”. Credo sia una roba divina.
Ma io faccio un lavoro che ormai lascia il tempo alle parole della mente e si nutre di quelle delle progettazione, della didattica, della semplificazione, dell’incarnare l’educazione in gesti, più che in parole. Allora sì, le mie parole mi mancano.
A volte mi sembra di potermi mettere lì, ancora a scrivere, come adesso; vorrei farlo, ma mi sembra di tradire con il mio ego la profondità delle riflessioni, che coinvolgono l’altro da me. Prima di tutto i miei alunni.
Molto spesso penso a loro, alla bellezza della loro fanciullezza tradita dai coltellini di via dei Giardinetti. E il confine tra me e loro è ancora la delicatezza, della cura per cui le mie parole di adulta non vorrebbero minimamente plagiare la loro sostanza, ma solo dargli qualche strumento per riconoscere le loro verità più profonde.
Allora non scrivo. Non scrivo più.
Ma stamattina, questo stralcio di discorso di Paolo Nori, ha riaperto quella possibilità di dare forma alle cose. “L’unica salute è diventare matti”.